VIAGGIO NEL PASSATO: LA TRADIZIONALE CORSA DEGLI SCALZI
di Federico Pesiri

Ogni anno, all’alba del primo fine settimana di settembre, il piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis si sveglia per celebrare e continuare una tradizione che ha inizio nel 1619, la tradizionale “corsa degli scalzi”.
Siamo nel Sinis, a Cabras. Circa 900 curridoris, vestiti con il tradizionale saio bianco legato in vita con un cordone e a piedi scalzi, portano in spalla, muovendosi di corsa, il simulacro di San Salvatore (Santu Srabadori), che riproduce il Cristo nella sua Trasfigurazione.
Il percorso, lungo 7 chilometri, procede dalla Chiesa di Santa Maria Assunta a Cabras sino al santuario intitolato al Santo nel piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis.

Si tratta di una rievocazione storica-religiosa della difesa della statua del Santo nel 1619 contro l’invasione dei mori che a quel tempo cercavano di conquistare l’isola della Sardegna. Gli abitanti del luogo per dare l’idea di essere numericamente superiori agli invasori e spaventarli escogitarono un astuto stratagemma: legarono i propri piedi nudi a frasche e rami e iniziarono a correre lungo le strade sterrate del Sinis; così facendo riuscirono a sollevare talmente tanta polvere da costringere i nemici alla ritirata.
I moderni corridori sono giovani devoti di tutte le età, un vero e proprio esercito umano che la mattina del primo weekend di settembre di ogni anno preleva la statua del santo e percorre 7 chilometri fino allo sfinimento. Poco importa della fatica e del sudore quando è la fede a guidare il loro cammino. Il pellegrinaggio rappresenta una missione per gli abitanti del luogo e viene riproposto ogni anno in modo del tutto identico e con delle precise regole: sono 14 i gruppi di curridoris composti a loro volta da 14 ‘mute’, di cinque corridori ciascuna. Sette corrono il sabato, sette la domenica. Sarà la sorte a decidere chi porterà il santo al villaggio di San Salvatore e chi lo riporterà a Cabras.
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